martedì 9 settembre 2008

Come distinguere le bestemmie dalle ingiurie comuni rivolte a grossi animali


Janet Jackson mi chiede come distinguere le bestemmie, e prontamente le rispondo. E' molto importante sapere cosa sono precisamente. Se l'avete sulla punta della lingua, state già commettendo peccato.


Le bestemmie sono locuzioni verbali molto spiacevoli per una parte dell'elettorato attivo [Berotti-Meneghini 1966]. La bestemmia è un ingiuria rivolta ad una divinità, più o meno potente. La definizione di ingiuria rivolta a divinità non è comunque esente da critiche. Se la divinità in questione è infatti creatrice di tutte le cose, fa notare il teologo svedese Hans Magnus Inseglet, è creatrice anche di quelle ritenute più infime da una parte del creato; dire dunque che "Dio è un (cens., animale sinonimo di sporcizia)" non è altro che accostare una creazione al suo creatore; più o meno come dire, ironizza Inseglet con notevole spirito doppiosensistico, "Michelangelo sei una cappella!". C'è dunque da pensare che per uso comune la bestemmia sia un ricordare alla divinità le stronzate che è capace di fare, come appunto Dio M***a, Dio C**e, Dio P***sf**o [Inseglet 1987]; questo punto di vista è stato duramente criticato, poichè il popolo tratterebbe con troppa strafottenza la divinità, senza contare che in effetti l'unico animale che rende gli altri bestemmiabili è quello con l'uso della parola [Broz 2002]; troppo facile così, signori umani! La bestemmia a questo punto diventa un interpretazione del tutto umana, ovvero è l'uomo che decidendo cosa è bene e cosa è male si pone egli stesso sul piedistallo divino, salvo poi scenderne volontariamente con una mossa che gli storici non hanno ancora capito. Il risultato è una questione tutta tra uomini: se un uomo dice che il Dio comune è una cosa infima, gli altri uomini lo prendono a pietrate come se lui avesse insultato loro, e di solito nascono censure, querele, guerre, stupri [Sanremo '98]. C'è poi anche Casadas che fa notare come se una divinità è effettivamente onnipotente, onniscente ed onnipresente, dovrebbe fottersene proprio ben poco di quel che dice uno che si è appena dato la martellata sul piede sinistro [Casadas 2004].
Infine per l'analisi neomarxista di Eggerfunf la locuzione D** Merda è effettivamente una bestemmia ma per motivazioni opposte, poichè la proprietà della merda, prodotta dal lavoro delle peristalsi di tutto il mondo, viene espropriata ed affidata alla divinità, la quale vorrebbe comodamente vivere di rendita del suo capitale investito privatamente miliardi di anni prima, con tutti i relativi interessi; questa appropriazione indebita non può essere altro che un insulto. La merda è animale, e se Dio vuole farne parte, che si faccia mangiare da un comitato eletto direttamente dal popolo [Eggerfunf 1977].

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