giovedì 11 settembre 2008

Come mangiare un gelato senza sporcarsi


Il bimbo Gigi, su consiglio di mamma Lorena Alsazia da Strasburgo (FG), ci chiede come può fare per mangiare un gelato senza sporcarsi almeno i vestiti. La precisazione di Gigi è molto importante (bravo Gigi!), infatti possiamo già dividere la degustazione macchiotipica di creme gelato a seconda del genere di superfici intaccate; entriamo nel dettaglio.


Il celebre lavoro di Lechapelle "Et voilà la glace tombe sur ma face", divide la degustazione di un gelato in tre tipologie differenti: a. limpida (vers. orig. "quel cul"), in cui il gelato non lascia tracce di sé sul viso; b. gotica (gothique), in cui le gote, o più genericamente qualsiasi porzione di viso, sono colpite dal decadimento cremoso; c. figliomìo (putain), in cui sia la pelle che il vestiario sono ricoperti di gelato [Lechapelle 1921]. Nella recente critica di Sevigny, se non vi sono vesti, il gotico finisce comunque all'altezza del manubrio dello sterno; nel caso si scenda ancora, Sevigny propone l'appellativo di degustazione pornoscenica [Sevigny 1973]. Accettando la tassonomia Lechapelliana, il già citato De Pruus, con il solito "Moderne prosopografie culinarie" è il primo a proporre metodi per evitare di macchiarsi, quando non se ne abbia voglia. De Pruus, di famiglia nobile e sostenitrice del colonialismo belga, consiglia prima di tutto di mangiare il proprio gelato sporgendosi al massimo su una seconda persona seduta di fianco a voi, possibilmente inferiore per rango; di questa maniera, la gravità del mondo e della piramide sociale farà percolare le creme sulle vesti del sottoposto [De Pruus 1934]. Con l'avvento della decolonizzazione l'autorità di De Pruus tra gli intellettuali della macchiogenìa europea prese a vacillare, ed ecco che cominciarono ad affermarsi le teorie meccaniche di Turbinkreuz, Prest e De Minnorio (anch'egli già citato). La prima contesa con De Pruus fu quella detta "della rotatoria"; secondo il vecchio autore belga bisognava far girare il cono dal cameriere, mentre i moderni scienziati consigliavano di leccare il cono girandolo da sè; col tempo questa fazione sarà la dominante. Prendendo De Minnorio su tutti, la tecnica proposta e comunemente eseguita a partire dagli anni '70 è quella della trigonometria gomitale; il soggetto prende il gelato, che sia coppetta o cono, saldamente nella mano, e nel frattempo piega il gomito (del braccio reggente) fino ad avere un angolo retto tra braccio ed avambraccio, mentre il gomito punta a ore 3. Da questa posizione di riposo il gelato viene degustato con un movimento simultaneo del braccio e del collo, per far incontrare il gelato con la bocca precisamente a metà percorso [De Minnorio 1974]. A detta di Gherardi, se eseguita in posizione verticale, questa tecnica garantisce l'82% di possibilità di rimanere puliti [Gherardi 1993]. Negli anni novanta poi si sono diffuse varie nuove tecniche risultate poi fallimentari, come il surchio conico posteriore, che prevedeva di rompere il cono alla sua base e suggere la crema gelato già disciolta; questa tecnica finiva col garantire fontanelle di macchie.
Presto su questa guida: come togliere le macchie di gelato dai rivestimenti Fiat.

2 commenti:

ablar ha detto...

viene confermata come fallimentare il surchio conico posteriore anche dalle recenti affermazioni di József Takács. (2006)

Anonimo ha detto...

Non vorrete scordare il recente lavoro di un italiano, l'ing. De Meolis che parla del bavoman : l'uomo che ha un filo o + di bava che lo collega indissolubilmente al cono gelato, e che si imbratta le mani mentre il gelato si scioglie. La quarta categoria, che vedo non citata.